Sommario
Come opporsi al trasferimento?
Il trasferimento non richiede il consenso del lavoratore, ma è impugnabile se non sussistono le condizioni espressamente previste dall’art. 2103 c.c.. L’impugnazione deve essere presentata tramite atto scritto al datore di lavoro entro 60 giorni dalla data in cui gli è stato comunicato il trasferimento.
Quando un lavoratore non può essere trasferito?
2103, 8° comma, c.c. che espressamente sancisce che il lavoratore non può essere trasferito da un’unità produttiva ad un’altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive.
Cosa spetta al lavoratore in caso di trasferimento?
Indennità di trasferimento rimborso delle spese di viaggio. rimborso della spesa per il trasloco (trasporto dei mobili) rimborso dell’eventuale perdita di pigione (canone d’affitto) per un massimo di 6 mesi. diaria non inferiore al doppio della quota giornaliera di retribuzione.
Cosa succede se non firmo il trasferimento?
Secondo alcune il lavoratore non può rifiutare il trasferimento, anche se avviene senza il suo consenso: dovrà recarsi presso la nuova sede lavorativa e, solo se ritiene il provvedimento illegittimo, potrà impugnarlo. In caso di vittoria, riuscirebbe a tornare nella sua sede lavorativa originaria.
Cosa succede se non si accetta un trasferimento di lavoro?
La questione è molto importante perché, spesso, in caso di rifiuto del trasferimento, la società, preso atto che il lavoratore non è in servizio nel nuovo luogo di lavoro alla data stabilita, lo considera assente ingiustificato e procede al suo licenziamento per giusta causa.
Cosa succede se rifiuto il trasferimento?
Il lavoratore che è stato trasferito in un’altra sede di lavoro non può opporsi alla modifica del luogo di svolgimento della prestazione di lavoro ma può impugnare il provvedimento datoriale.
Quando l’azienda può trasferirmi?
La norma che prevede che il trasferimento possa essere realizzato dal datore di lavoro solo in presenza di «comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive» è l’articolo 2103 del Codice civile. Se sussistono tali ragioni, il trasferimento è legittimo anche senza il consenso del dipendente.
Quando si può trasferire un dipendente?
Il trasferimento del lavoratore consiste in uno spostamento definitivo del dipendente senza limiti di durata da una sede di lavoro ad un’altra. Esso è disciplinato dall’art. 2103 c.c. secondo cui il trasferimento può essere attuato solo in presenza di “comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive”.
Quando spetta l’indennità di trasferimento?
Al lavoratore trasferito spetta un’indennità aggiuntiva ed il rimborso spese per i costi sostenuti per viaggio e trasloco. L’indennità di trasferimento quindi spetta solamente nel primo caso, ovvero quando lo spostamento è definitivo e come tale comporta un cambio di residenza per il lavoratore.
Cosa sono le spese per trasferimento?
Le spese di trasferimento sono dei costi aggiuntivi al valore di aggiudicazione del bene nelle vendite derivanti da procedure espropriative, ovvero “forzose” che, secondo la tipologia, sono messe a carico dell’aggiudicatario del bene.
Come fare per farsi licenziare?
Come farsi licenziare
- assentarsi dal lavoro senza motivo (senza certificato medico);
- chi non si fa trovare in casa durante l’orario della visita fiscale;
- violare un ordine sul lavoro;
- appropriarsi di materiale d’ufficio (ad esempio sedie e computer);