A cosa serve il monitoraggio in gravidanza?
La cardiotocografia (CTG) è un esame utilizzato per valutare il benessere fetale. Comunemente chiamato monitoraggio, l’esame è in grado di tracciare il battito cardiaco fetale e l’eventuale presenza, frequenza e intensità delle contrazioni uterine.
Come funziona la cardiotocografia?
L’esame si esegue appoggiando due sonde (tre nel caso dei gemelli) sulla pancia della donna, in corrispondenza dell’utero, e ha due obiettivi: monitorare la frequenza cardiaca del feto, registrandone le variazioni, e valutare le contrazioni uterine in una registrazione della durata di almeno 15-20 minuti.
Quanto tempo dura un tracciato?
Si tratta di una tecnica completamente priva di rischi sia per la mamma che per il bambino, in genere dura da 30 minuti ad 1 ora durante i quali la gestante è distesa su un lettino o seduta su una poltrona, in ogni caso in una posizione comoda, e può essere presente anche il padre del bambino.
Quanto deve essere il tracciato per partorire?
In generale, il tracciato registra la frequenza cardiaca del feto il cui range di normalità (cioè la linea base di frequenza cardiaca) dovrebbe essere di 120-160 battiti per minuto.
Quanti monitoraggi si fanno prima del parto?
La cardiotocografia può essere effettuata a partire dalla 30esima settimana di gravidanza, ma di norma è raccomandata dalla 37esima. Salvo indicazioni specifiche, si ripete l’esame una volta a settimana fino all’insorgere del travaglio. Ogni sessione di monitoraggio ha una durata minima di mezz’ora.
Quanto si pagano i tracciati in ospedale?
Il costo del ticket per questo esame è variabile. Esso infatti cambia in funzione delle decisione dell’azienda sanitaria nella quale viene effettuato. Il prezzo comunque parte dai 15 euro e può salire fino ai 40. L’esame in questione si effettua presso cliniche oppure ospedali specializzati in ginecologia e ostetricia.