Sommario
Cosa mangiavano i carusi?
Gli alimenti erano custoditi in luridi cenci di stoffa e non sufficientemente protetti da polvere e insetti. I carusi consumavano il pasto lungo i cuniculi, con le mani sporche di terriccio ed escrementi, senza orario e comodità.
Perché ai minatori non veniva fatto il funerale?
La assoluta mancanza di “Pietas” nei confronti delle vittime di incidenti sul lavoro, portava la chiesa locale a vietare i funerali per le vittime, in quanto le stesse erano decedute in disgrazia senza estrema unzione.
Cosa vuol dire carusi in siciliano?
carusu, in origine «tosato»: forse lat. cariosus «cariato», poi «liscio, calvo»]. – Voce merid. che significa ragazzo; in Sicilia , il garzone salariato fisso, per lo più ragazzo, occupato specialmente per la custodia di animali, in lavori agricoli, nelle miniere di zolfo, ecc.: i c.
Chi erano i carusi siciliani?
Carusi (singolare carusu) è un termine della lingua siciliana che significa letteralmente “ragazzi”. In Sicilia i figli, sia maschi che femmine, secondo l’età venivano detti in successione picciriddi (“bambini”, 0-5 anni circa), carusi (“ragazzi”, 6-14 anni circa), picciotti (“giovani”, 15-21 anni circa).
Chi erano i carusi delle zolfare?
I carusi occupavano l’ultimo gradino della gerarchia sociale delle miniere di zolfo e il loro compito era unicamente quello di trasportare all’esterno il minerale grezzo estratto dai picconieri nei vari livelli della zolfara, e destinato alla fusione.
In che attività vengono impiegati i carusi?
Con il termine carusi vengono indicati i bambini e i ragazzi costretti dall’indigenza economica delle loro famiglie a lavorare nelle miniere di zolfo.
Come si riconosceva agli schiavi di città?
Il diritto romano non riconosceva agli schiavi un culto religioso proprio, ma gli si consentiva di esercitare alcuni riti secondo i costumi originari. Gli schiavi di città erano sicuramente più liberi di quelli di campagna: potevano frequentare le osterie, i bagni pubblici, il circo.
Come si diceva uno schiavo in latino?
In latino schiavo si diceva servus oppure ancillus, mentre chi ne aveva il diritto di proprietà era detto dominus. Uno schiavo, in questo caso detto vicarius, poteva possedere un altro schiavo, detto ordinarius, ma non era di sua proprietà, bensì faceva parte del suo peculium, l’insieme di beni che il dominus gli permetteva di tenere.
Quali erano le condizioni di vita degli schiavi nell’Antica Grecia?
Le condizioni di vita degli schiavi nell’antica Grecia erano molto varie. Terribile era la sorte che toccava a quelli (sia adulti sia bambini) che lavoravano nelle miniere: la loro vita sottoposta a ritmi di lavoro massacranti, in ambienti pericolosi e malsani, veniva consumata rapidamente.
Come veniva impiegato il lavoro degli schiavi nell’Antica Grecia?
Il lavoro degli schiavi nell’antica Grecia era impiegato in ogni settore dell’attività economica (possiamo, infatti, parlare di un’economia di schiavitù), dall’agricoltura allo sfruttamento durissimo nelle miniere (per gli schiavi di Stato), all’amministrazione delle sostanze e delle attività del padrone, all’impiego pubblico.