Sommario
Chi abbandona la battaglia?
è un motto utilizzato negli ambienti della destra politica e neofascista italiana del secondo dopoguerra, in particolare negli anni settanta del Novecento. Il suo significato letterale è: «chi abbandona [la lotta] è un assassino».
Come congratularsi per una vittoria?
Contro tutto e tutti hai lottato con tutte le tue forze e hai superato mille ostacoli. Congratulazioni per la tua brillante vittoria, sei un grande. Hai carisma e personalità. Ti faccio tanti auguri per aver raggiunto il traguardo.
Che cos’è la guerra frasi?
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.” “Non bisogna essere preparati alla guerra domani, ma oggi.” “Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”
Chi perde la pazienza perde la battaglia?
Perdere la pazienza significa perdere la battaglia. Posso perdere una battaglia, ma non perderò mai un minuto. (Napoleone Bonaparte) A volte bisogna perdere una battaglia per vincere una guerra.
Chi ha detto la frase fate l’amore non fate la guerra?
Rodney Marvin McKuen
Fate l’amore, non fate la guerra – Origine della frase Anche Rodney Marvin McKuen (1933-2015), poeta e cantautore statunitense, rivendica l’invenzione del celebre motto.
Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo Vai a casa e ama la tua famiglia?
(Madre Teresa di Calcutta) “Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia.”
Quando il nemico attacca colpisce quelli che ami?
Quando il nemico attacca, colpisce quelli che ami. Inimicizia è da pari a pari: da superiore a inferiore non può essere se non disprezzo, o pietà. Quando i veri nemici sono troppo forti, bisogna pur scegliere dei nemici più deboli. C’è gente disposta a morire pur di far morire i suoi nemici.
Chi ha vinto la battaglia di Waterloo?
Napoleone
Fu una delle più combattute e sanguinose battaglie delle guerre napoleoniche, nonché l’ultima battaglia di Napoleone, e segnò la sua definitiva sconfitta e il conseguente esilio a Sant’Elena.