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Chi percepisce reddito di cittadinanza può lavorare?
Il sussidio non è incompatibile con l’attività lavorativa, ma il reddito derivante dal lavoro svolto può pregiudicare il diritto al Rdc. Così, da una soglia pari a 6mila euro annui si può arrivare sino a un reddito massimo familiare di 13.200 euro.
Che cosa è il welfare?
“Per welfare aziendale si intende il complesso delle erogazioni e prestazioni che un’azienda riconosce ai propri dipendenti con lo scopo di migliorarne la vita privata e lavorativa.” Così l’Enciclopedia Treccani definisce il welfare aziendale, ampliandone il significato ben oltre i vantaggi fiscali.
Quali sono i vantaggi del welfare aziendale?
Perché il welfare aziendale conviene Per il dipendente, il principale vantaggio del welfare aziendale sta nel fatto che il valore dei beni e servizi ricevuti nell’ambito del piano offerto dal datore di lavoro “non fa reddito”, ed è quindi completamente detassato.
Chi paga welfare?
In caso di versamento a previdenza il datore di lavoro è tenuto a versare un contributo di solidarietà del 10% all’INPS. Assistenza sanitaria integrativa: il proprio credito welfare può essere versato anche a scopo sanitario-assistenziale. In questo caso il limite di deducibilità fiscale è pari a €3.615,20.
Cosa succede se lavori e prendi il reddito di cittadinanza?
si parla quindi di una sanzione da 2.160 euro a 12.960 se il lavoratore ha lavorato in nero per 30 giorni; sanzione da 4.320 euro a 25.920 euro se il lavoratore ha lavorato in nero dai 30 fino ai 60 giorni; da 8.640 a 51.840 euro se il lavoratore ha lavorato in nero oltre i 60 giorni.
Quando diminuisce il reddito di cittadinanza?
In particolare, non si avrà più il sostegno se l’Isee 2022 supera la soglia di 9.360 euro, oppure se non supera tale soglia ma il valore del reddito familiare è sopra i seimila euro annui (moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza in base al numero di componenti del nucleo).
Perché è importante il welfare?
Il welfare aziendale è uno strumento prezioso per migliorare il clima lavorativo e il benessere dei dipendenti. È in grado di trattenere i talenti e attrarne di nuovi, facendo leva su benefici significativi, non solo dal punto di vista economico, ma anche al fine di conciliare il lavoro con la vita privata.
Come si può spendere il welfare?
A seconda dei beni e servizi compresi nel piano di welfare, perciò, il lavoratore può richiedere un voucher welfare da spendere per: viaggi, centri benessere, palestre, abbonamenti a cinema o teatri, acquisto di libri per i figli, corsi di formazione, shopping, abbonamenti ai mezzi pubblici, rette scolastiche.
Come erogare il welfare?
L’erogazione dei servizi di welfare aziendale non è più vincolata a una iniziativa unilaterale del datore di lavoro ma a contratti e regolamenti aziendali. È possibile, previo accordo con le rappresentanze sindacali, convertire in servizi di welfare il premio di risultato.
Come viene tassato il welfare?
Cosa significa questo? Che il cuneo fiscale sulle iniziative di welfare è azzerato, quindi il valore di quei servizi welfare è escluso dall’imponibile dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone, e anche dall’imponibile su cui si calcolano i contributi previdenziali.
Chi può usufruire del welfare?
Di fatto, tutti i dipendenti pubblici e privati hanno diritto al welfare aziendale. I beneficiari di un piano di welfare aziendale sono principalmente i lavoratori dipendenti di aziende pubbliche o private, che possono godere di vantaggi fiscali e accedere a beni e servizi per sè e i propri familiari.
Chi ha il welfare?
La fruizione dei piani di welfare aziendale è riservata ai lavoratori dipendenti delle aziende private, ma può essere estesa anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che hanno un rapporto di lavoro continuativo con le stesse (ad esempio i professionisti che hanno un contratto co.co.co.).