Qual è la differenza tra magma primario è secondario?
Esistono due tipi di magma: magma primario si forma nel mantello superiore, è femico, molto caldo, denso e fluido. magma secondario si forma nella crosta, è più sialico, ha temperatura minore, più denso e viscoso.
Cosa significa magma basico?
I magmi basici (figura ►21) hanno una quantità bassa di silice (inferiore al 52%) ma sono relativamente ricchi in Fe (ferro), Mg (magnesio) e Ca (calcio). Essi danno origine a rocce in genere scure (dal verde al grigio scuro e al nero), con densità prossima a 3 g/cm3, ricche di silicati e prive di silice libera.
Quali sono i tipi di lava?
Le lave si distinguono in:
- granitiche o acide o sialiche, nel caso abbiano un elevato tenore di silice;
- andesitiche o neutre, nel caso abbiano un tenore medio di silice;
- basaltiche o basiche o femiche, nel caso abbiano un basso tenore di silice.
Cosa significa magma acido?
Il magma acido è un magma molto viscoso che scorre con molta lentezza. Questo tipo di magma dà origine ad una attività esplosiva: all’interno del camino vulcanico la pressione è elevata poiché i gas non riescono ad espandersi. Ad un certo punto la pressione è tale da provocare la rottura della parte finale del camino.
Dove si forma il magma basico?
Un magma basico, per esempio, può risalire direttamente dal mantello attraverso fessure profonde fino a espandersi come lava sul fondo degli oceani o nel cuore di un continente, dando origine ai basalti.
Che tipi di magma ci sono?
Tipi di magma
- Magmi acidi. Sono ricchissimi in silicio e alluminio, danno origine a rocce con densità intorno a 2,7 g/cm³, formate da pochi nesosilicati e da molti inosilicati e tettosilicati come la silice, che solidifica in cristalli di quarzo.
- Magmi neutri.
- Magmi basici.
- Magmi ultrabasici (poverissimi in silice).
Perché si chiama lava?
Origine del termine. La parola “lava” ha origine dal latino “labes” che significa caduta, scivolamento. Il suo primo uso, collegato con la fuoriuscita di magma, probabilmente è quello che si trova in un breve scritto di Francesco Serao, che riguarda l’eruzione del Vesuvio avvenuta fra il 14 maggio ed il 4 giugno 1737.